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REFERENDUM COSTITUZIONALE 2016

FACCIAMONE UN REFERENDUM

PER L’INDIPENDENZA

Perché il non voto:

– E’ un inganno in quanto sono due SI.

Il No e il SI sono due SI all’accettazione della sudditanza imposta dalla costituzione italiana imposta con l’art. 5) La Repubblica, una e indivisibile …. . In Ogni caso infatti sia che si opti per la costituzione in vigore o per quella riformata, si accetta l’appartenenza ad uno stato-nazione, uno e indivisibile che alla fusione statuale del 1748 aggiunge la fusione nazionale. Si o NO, accetta la fusione nazionale, l’unità e indivisibilità della Repubblica

– Per la Sardegna, regione autonoma a statuto speciale non cambia la sudditanza.

In base all’articolo 39, comma 11, del disegno di legge in esame, le disposizioni del capo IV, tra cui rientra anche l’articolo in esame, sostitutivo dell’articolo 117 Cost., non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome fino all’adeguamento dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime regioni e province autonome.

Non si applica quindi, per la Sardegna neanche la clausola di supremazia, volta ad assicurare la tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica e la tutela dell’interesse nazionale.

 Non cambia niente per la possibile imposizione delle scorie nucleari. 

Lo stato ha il potere di imporre alla Sardegna qualsiasi onere necessario per tutelare l’unità nazionale, senza ricorrere alla nuova clausola di supremazia prevista nella riforma e peraltro, come già detto, non applicabile alla Sardegna.

Con la costituzione vigente infatti, anche se la clausola di interesse nazionale, quale limite alle potestà regionali, è scomparso dal testo della Costituzione con la riforma del 2001, la Corte Costituzionale la ha richiamata e applicata. La Corte Costituzionale è stata netta, in più di un’occasione, (per esempio nella sentenza n. 303 del 2003) e ha ribadito allo stato la potestà di andare oltre le competenze esclusive e di concorrenza delle Regioni in “ istanze di unificazione presenti nei più svariati contesti di vita, le quali, sul piano dei principi giuridici, trovano sostegno nella proclamazione di unità e indivisibilità della Repubblica.”

Su queste basi, la Corte costituzionale ha dunque elaborato il principio della cd. ‘attrazione in sussidiarietà’ (o anche ‘chiamata in sussidiarietà’), che consente alla Stato di intervenire, in presenza di determinati presupposti e con alcune limitazioni e con una disciplina di dettaglio, anche in materie non riservate alla sua competenza esclusiva.

In conclusione, anche con la costituzione vigente, per assicurarne l’esercizio unitario, sulla base dei principî di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza , dell’“attitudine ascensionale” del principio di sussidiarietà che, quando l’istanza di esercizio unitario trascende anche l’ambito regionale, la funzione amministrativa può essere esercitata dallo Stato.

– Il referendum costituzionale del 2016, non è un appuntamento elettorale, non si ha il dovere del voto.

In democrazia si ha il dovere, non l’obbligo, del voto quando nella scheda è possibile riconoscersi in almeno una delle proposte messe a votazione e non quando qualunque voto si esprima non solo si ha una negazione delle proprie attese ma addirittura una aggravio in quanto detta negazione viene artatamente accettata e condivisa. E’ come se ad un condannato a morte, che sa di essere innocente, tramite sedia elettrica, venisse concesso di esprimersi con un Si o un No per la proposta di esecuzione tramite iniezione letale. E’ chiaro che, mancando l’opzione, della liberazione o della commutazione in pena detentiva, al condannato non gli rimane che un “non voto” di dignità, di disapprovazione e di sdegno .

Gli indipendentisti hanno il dovere di votare solo quando nelle opzioni di voto è possibile scegliere uno spazio politico natzionale non collaborazionista libero da alleanze con simboli di partiti occupanti.

I partiti o le coalizioni natzionali , nelle tornate elettorali, hanno il dovere, dove riescono, di dare uno spazio politico dove far confluire i voti dei sardi che vogliono rendere evidente la loro contrarietà ai partiti occupanti.

Per cui , nel referendum costituzionale 2016, nessun dovere di voto hanno i sardi perché votando SI o NO confermerebbero “la unità e indivisibilità della Repubblica e solo non votando possono esprimere la non condivisione e la non accettazione di un assunto che nega loro non solo l’indipendenza statuale ma anche l’essere una nazione distinta da quella italiana.

Ai sardi la sudditanza non la impone Renzi o Berlusconi, o Grillo ma lo Stato Italiano. Attenti a non rincorrere la lepre di contromisura, di Shock Blast.

L’inganno è ripetitivo ma efficace, prima il sacerdote del disastro era Berlusconi, adesso è Renzi e domani sarà un altro, l’importante è trovare una contromisura per farci correre dietro la lepre sbagliata e impedirci di capire che sa mama de totu sos males sardos è la sudditanza imposta da uno stato straniero alla natzione, al suo territorio e al suo futuro.

Del disastro in Sardegna è responsabile lo Stato, indipendentemente dalla contingenza politica al governo.

Lo spopolamento dei paesi, l’emigrazione forzata di padri e figli, il territorio avvelenato da uranio, piombo e metalli pesanti, l’occupazione militare, il furto di 2 miliardi di accise all’anno, l’esproprio della competenza sul territorio e sui beni archeologici, il disastro dei trasporti, la scuola che nasconde la nostra storia e ci taglia la lingua e altri tanti altri atti di umiliazione e di rapina, sono il disastro causato dallo Stato e non da virgole della storia come Berlusconi, Renzi o Grillo.

Per la Sardegna non ci può essere un peggiore, al governo dello stato italiano, sono tutti peggiori.

In quanto al pragmatismo al quale si appella la sinistra rivoluzionaria italiana per chiamarci a votare NO, lasciamo perdere, abbiamo già respirato quel narcotico, è lo stesso che aveva dato ai sardi il PCI con la questione meridionale, per convincerci di essere “discriminati” e non occupati. Adesso sappiamo che in Sardegna non ci possono essere partiti italiani buoni. Un partito che impone l’imperialismo del proprio stato su un altro popolo non è ne buono ne di sinistra è occupante e basta, imperialista.

E’ Il tempo di abbandonare il cervello della contingenza e ragionare con il cervello della nostra storia, salire su nuraghe Losa e accorgerci che quella che vediamo intorno a noi è la nostra terra e tutto il resto è altra parte del mondo dalla quale ci separa la unità e indivisibilità della Repubblica

– non voto militante e assenze dal voto non sono uguali ma sono entrambi un rifiuto del sistema occupante.

E’ chiaro che il non voto politico, consapevole, non si può sommare direttamente alle assenze dal voto e alle schede nulle, ma è comunque indiscutibile che il tutto fa parte di una evidente contestazione del quesito che il sistema ha messo a votazione e del sistema stesso. Il non voto politico è la punta avanzata natzionale di un non voto di fondo, non politico dichiarato ma politico intuito, frutto del disaggio sociale, economico e natzionale che la popolazione sarda ha subito nella storia e sta subendo nella contingenza.

– Se più del 50% dei sardi diserterà le urne sarà un chiaro segno indipendentista.

Se più del 50% dei sardi diserterà le urne, il messaggio sarà chiaro, ai sardi, allo stato italiano e all’Europa; la nostra natzione non si riconosce nella unità e indivisibilità della Repubblica. Ciò non significherà automaticamente volontà di indipendenza immediata ma mostrerà comunque una tendenza verso tale obiettivo.

– un indipendentista non può votare o fare campagna per il NO o il SI, sarebbe una contradizione ingiustificabile e politicamente immorale.

Non ci sono giustificazioni, politiche, ideologiche, strategiche, sociali che possano giustificare un’accettazione della unità e indivisibilità della Repubblica. Una contingente azione di contrasto politico contro o pro Renzi o chiunque altro non giustifica neanche in quota millesimale la rinuncia storica alla soggettività nazionale e al diritto della natzione all’autogoverno.

– l’annullo della scheda è un’azione di avanguardia, il non voto è un’azione di popolo.

La proposta di annullare la scheda con una scritta indipendentista è accettabile ma non opportuna in quanto pur essendo un voto politico consapevole non avrebbe il risultato sperato.

– sarebbe un’azione di avanguardia e non di popolo. Creerebbe una disconnessione tra il disaggio natzionale politico e quello culturale di fondo.

– sarebbe un voto politico invisibile, perché non verbalizzato e conteggiato come semplice scheda nulla.

– sarebbe un voto conteggiato comunque tra i votanti e quindi tra i sardi che chiamati a votare per una conferma della costituzione occupante, hanno espresso il voto.

– sarebbe strategicamente inopportuna in quanto indebolirebbe il rifiuto collettivo espresso dal non voto. Il condannato innocente non può recarsi alle urne per scegliere lo strumento per ucciderlo.

– APPELLO –

Trasformiamo, il Referendum Costituzionale in un 

REFERENDUM PER L’INDIPENDENTZIA 

e il non voto sarà una espressa volontà di indipendenza.

Considerato che un referendum diretto che chiami i sardi ad esprimersi sull’indipendenza statuale della Sardegna non verrà mai concesso, bisogna essere strumentali e cogliere l’occasione per trasformare il referendum costituzionale 2016 in referendum per l’indipendenza della Sardegna.

Ciò è possibile se si crea una condivisione natzionale del non voto che raccolga tutte le creature politiche endogene e i sardi liberi che, REALMENTE, vogliono una Sardegna indipendente e tramite comitati, assemblee e manifestazioni di piazza chiami i sardi a manifestare la loro volontà di indipendenza tramite il non voto. 

Il non voto è volontà di indipendenza perché rifiuta la unità e indivisibilità della Repubblica.

COMMISSIONE REFERENDUM DI SNI

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