25 ANNOS FAGHET SU 24 DE FEARGIU DE SU 1996, SA FAMIGLIA, SA NATZIONE, SA GENTE SARDA, SU MUNDU, S’INDIPENDENTISMU, SARDIGNA NATZIONE, S’IDEA DE LIBERTADE, PERDIANT TROPU DE PRIMITIU, SU PENSADORE, SU MILITANTE PRUS FORTE E MODERNU DE S’IDEA DE LIBERTADE IN DIRITU A SOS POPULOS E A SAS PERSONAS, SAS MUSAS DE SA POESIA E SA LITERATURA PERDIANT UNU POETA E ISCRITORE CHI FIAT BIVENDE S’ISTAJONE PRUS PRODUTIVA.
Si sas patrias ant babos Angelo lu est de sicuru pro sa patria nostra. Est isse chi at imbentadu sas categorias novas de su nazionalismu sardu, las at prenas de valores universales e las at semenadas in su sentidu de sos sardos, pro che los bogare dae sa neula de sa tzerachia e li sfagher respirare aghera frisca de libertade e de autoistima.
SA MANNARIA DE CUSTU FIGIU DE SARDIGNA LA DAT SA CRIADURA SOTZIALE E POLITICA SUA “LA CASA COMUNE DEI SARDI” ,” capimmo che la nascita di un movimento per l’uscita dalla dipendenza coloniale era la condizione indispen-sabile perché il nostro popolo, con le sue tradizioni, la sua storia millenaria e la sua identità nazionale potes-se ottenere i propri diritti.”
“Questa consapevolezza che proprio nell’autogoverno stanno le risposte ai problemi, ci portò a definire il progetto della Casa Comune dei Sardi. Si trattava di superare inutili steccati per ricostruire l’unità del nostro popolo che il colonialismo aveva disgregato”
EST DAE CUSSA CRIADURA RIVOLUTZIONARIA CHI AMUS CUMPRESU CHI IN D’UNU POPULU IMPEDIDU COMENTE CUSSU SARDU, BISONGIAT DE DISTINGHERE SAS DINAMICAS INTERNAS DAE CUSSAS ESTERNAS. CHI SAS DINAMICAS INTERNAS DE CUNFRONTU-ISCONTRU TRA CLASSES SOTZIALES, NORMALES INTRO UNU CALE SIAT POPULU NON DEBENT INDEBILIRE SU POPULU IN SAS DINAMICAS ESTERNAS CONTRA A S’ISTADU OCUPANTE CHI LI IMPEDIT S’INDIPENDENTZIA. SA CASA COMUNE DEI SARDI EST S’ISTRUMENTU CHI ANGELO AT CRIADU PRO CRAMARE SA NATZIONE INTREA A ESSERE ENTIDADE UNICA CONTRA A S’ATERA ENTIDADE UNICA CHI EST S’ISTADU OCUPANTE.
SA MANNARIA DE ANGELO CARIA, EST IN CUSTA NOVIDADE, UNA NATZIONE DOMINADA, INTREA E UNIDA, CONTRA A S’ISTADU DOMINANTE. TOTU CUSTU LU AT PENSADU CHENE PERDERE E LASSARE A MANCU SA MILITANTZIA SUA A S’ALA DE SOS DEBILES E ISFRUTADOS INTRO SA DINAMICA SOTZIALE INTERNA A SA NATZIONE.
CARCUNU CHI NON NE AT GALU CUMPRESU SA MANNARIA SGHIT A CUNFUNDERE SAS DINAMICAS E A ACORRALARE ANGELO CARIA IN CORRALES IDEOLOGICOS, NON CUMPRENDENDE CHI DE GENTE GAI NE SUNT PRENOS SOS RIOS.
SA POLITICA DE ANGELO IN PACAS PARAULAS SUAS
DIRITTI
“Spesso l’individuo non ha alcun vero diritto che possa essere esercitato senza una collettività, un popolo, un reale potere giuridico-politico. I diritti alla cultura, alla pratica religiosa, ed alla libertà d’espressione presuppongono l’esistenza di una identità legalmente riconosciuta.”
“Senza il riconoscimento del diritto alla diversità, senza un profondo senso della propria identità si costruisce sulla sabbia.”
INGANNO DESTRA-SINISTRA
“E’ che se non sono riconosciuti i diritti collettivi degli uomini, cioé i diritti dei popoli, reazione e progresso divengono termini vaghi, anzi politicamente inutili.
Destra, sinistra e centro, divengono riferimenti spaziali più che ideali.Poltrone, che andranno ad occupare individui che rifiutano di essere i portavoce dei propri popoli. Canes suttamesa.
Costoro hanno perso il senso di casa.
Pensano che la loro casa sia stata inghiottita da società più ampie e migliori.
“Non ci riconosciamo ne con il centro destra ne con il centrosinistra entrambi sono strumenti dello stato che ci opprime.”
PARTITI E SINDACATI ITALIANI
Tenent sa conca in Roma e sos pedes in Sardigna”
SOVRANITA’
“La sovranità sulla Sardegna e le sue isole risiede nel Popolo Sardo”
INDIPENDENZA COME POSTULATO DI MODERNITA’
“Negli scenari globali non si potrà prescindere dal riconoscimento dell’autodeterminazione dei popoli se si vuole conseguire stabili dimensioni di pace.”
IL POPOLO SARDO
“Nasce nel passato quando un gruppo umano forma storicamente caratteristiche comuni che lo identificano, lo differenziano da altri, e costruiscono un originale ed proprio modo di vedere il mondo.”
I GOVERNI CONFONDONO ELEZIONI CON DEMOCRAZIA
“I governi si proclamano rappresentativi della società però confondono democrazia con elezioni ed osservano il cittadino come non come protagonista dei propri diritti ma come suddito e servitore dello stato e dei suoi apparati. La sovranità dovrebbe trovare le proprie radici nel popolo, nei cittadini, ed invece i governanti la intendono delegata ad essi soltanto e qualsiasi pretesa del cittadino di esercitare un diritto, poiché potrebbe trasformarsi in una aggressione al sistema, deve essere sottomessa alle loro decisioni ed interpretazioni. In questo contesto quando si tratta di esercitare il diritto all’autodeterminazione lo stato reagisce impedendo tale diritto.”
IL PARTITO CHE NON C’E’
“capimmo che la nascita di un movimento per l’uscita dalla dipendenza coloniale era la condizione indispensabile perché il nostro popolo, con le sue tradizioni, la sua storia millenaria e la sua identità nazionale potesse ottenere i propri diritti.”
“Questa consapevolezza che proprio nell’autogoverno stanno le risposte ai problemi, ci portò a definire il progetto della Casa Comune dei Sardi. Si trattava di superare inutili steccati per ricostruire l’unità del nostro popolo che il colonialismo aveva disgregato.”
SENSO DI CASA
“Dare un deciso segnale a tutti i Sardi che avevano perso il senso di casa. Costruire fiducia e speranza per coloro che pensano d’esser stati inghiottiti e digeriti da società più ampie e che, considerando un destino ineluttabile quello d’essere subalterni”
IL CORAGGIO DI TORNARE A CASA
“Dovremmo avere il coraggio di ritornare di nuovo a casa per trovare le radici di una nuova e moderna prosperità.”
UNA GRANDE BASE SOCIALE ATTENDE DI SCENDERE IN CAMPO
“Eppure vi é ancora una grande base sociale che attende di scendere in campo. Essa é formata da tutti quei Sardi che aspettano il partito che non c’é.
Un partito che non c’é ma pure è vivo in tutte le vicende sarde. Un partito al quale si rivolgono, per esorcizzarlo, ogni giorno i partiti italiani. Questi lo carezzano, lo imboniscono, lo adescano perché non scenda in campo. Gli raccontano la bella fiaba dell’unità dei parlamentari sardi, della infinita “vertenza Sardegna”, la favola del voto di sovranità e dell’autonomia non realizzata, gli narrano storie perché resti bambino e non si svegli dai suoi sogni infantili.”
IL GRANDE TIMORE DEI PARTITI DI REGIME
“E’ il grande timore degli schieramenti di centro sinistra e di centro destra. Perché senza mai essere presente nella scheda elettorale é il vero oggetto politico che ciascun partito ambirebbe possedere, è proprietà indivisibile di tutti i Sardi.”
NO AL PARTITO UNICO DEL NAZIONALISMO SARDO
“Sardigna Natzione non crede di rappresentare tutto il sardismo né pretende
di parlare in suo nome. Il nostro compito non é quello di essere il partito
di tutti i Sardi, ma di lavorare per costruire le condizioni perché questo
possa sorgere. Noi gridiamo perché il partito che non c’é si svegli, si alzi
in piedi ed occupi il campo.”
SUPERAMENTO DEGLI STECCATTI IDEOLOGICI
“ Rispetto al peso delle ideologie, preferiamo l’agibilità degli obiettivi nei quali il nostro popolo possa riconoscersi sino in fondo.”
SA POESIA DE ANGELO
Un altro tesoro Angelo ha lasciato al suo popolo, la sua POESIA.
Nella poesia la sua terra, è corpo, è faccia, è cultura, le rocce sono rughe di un volto che ha sopportato umiliazioni, ma sono anche parola, in dialogo con gli uccelli, con le piante, con la sua gente. Un dialogo di ribellione e di orgoglio.
Nella poesia Angelo diventa falco e vola alto, ma è anche maestoso pastore, roccia, pietra, nibbio, non c’è stacco, uno è tutto e vestite le ali del gabbiano vola soffice e ammira la splendida visione di un giusto rapporto tra uomini e terra.
La grande ameba, che ricorda l’ordigno di Eliseo Spiga in Capezzoli di Pietra, sgretola la sua terra, falsa la storia del suo popolo ma non impedisce al suo cervello di illudersi di essere libero e di continuare la lotta per esserlo realmente. Per Angelo la libertà va raggiunta prima nel cervello, in su sentidu, se si vuole poi conseguirla come persona e come popolo.
L’ameba è polizia coloniale, cane rabbioso, turista impegnato nel proprio safari sardo, borghesia comporadora. La ribellione diventa dura e decisa, collettiva, al pastore si aggiunge il minatore che scorrendo nelle vene della terra ha maturato rabbia d’insurrezione, il contadino che vede vanificato il suo lavoro e l’operaio che inizia a vedere il fallimento delle cattedrali di luci.
Le mani si alzano le bocche gridano, anzi trillano, diventano launeddas e uniscono in un’unica lotta l’aratro del contadino, il falasso del pescatore, l’ovile del pastore ed i castelli di luce degli operai.
La grande ameba è un leviatano, pesa e distrugge, i sardi non solo passano leggeri ma come spighe secche muoiono senza rumore, nel corpo ma non nel cervello. E’ nel cervello, nel sentidu di essere popolo oppresso, che Angelo veste le piume arrabbiate e trasforma la ribellione in odio. Il latitante di parole attende il momento, dietro i cespugli, con l’arma in mano. E’ inutile correre si deve aspettare il momento della ribellione, stando sempre e comunque dalla parte dei banditi.
L’ameba diventa zio Samuele, la ribellione supera i confini della sua terra e si allarga al mondo, diventa valore assoluto, Amerindi come Sardi e piange la morte di Che Guevara, una spiga che cadendo ha fatto rumore e ha fatto tremare lo zio Samuele.
Nella poesia Angelo si sente più forte, è la poesia che gli permette di districarsi tra i cespugli indotti del cervello e dare sostanza al pensiero ed al suo agire in difesa del proprio popolo. E’ tra quei cespugli che riesce a scovare le facce e le forme, simboli di una cultura nascosta, negata.
I’uomo sardo è asfodelo e il suo essere popolo cestino che dura nel tempo. Travolto “L’asfodelo si china – bianco – ma io lo penso più vivo – che da anima ai cestini – fermi nel tempo”.
Bustianu Cumpostu
Biografia
Angelo Caria nacque a Nuoro il 19 Maggio 1947, ed è stato senz’altro tra i più grandi indipendentisti che la storia della Sardegna contemporanea può ricordare.
Visse a Roma la prima parte della sua vita, dove i suoi genitori erano emigrati nei primi anni 40.
Il padre, Efisio, era stato tra gli animatori del Partito Comunista Sardo, insieme a Cassitta ed Anfossi, e tra i fondatori della sezione nuorese del PCI. Era stato incarcerato, anche se per breve tempo, sotto il fascismo.
Angelo studiò Lettere alla Sapienza e fu uno dei dirigenti del Movimento Studentesco del ’68 italiano, partecipando alla testa dei cortei nelle manifestazioni di piazza e subendo le minacce e le aggressioni di vari gruppi di estrema destra.
Molto giovane si iscrisse alla F.G.C.I. ma non condividendo la politica revisionista del P.C.I. fondò nel 1968, insieme a Vincenzo Calò e Gian Piero Cerichelli, il movimento “Stella Rossa, fronte rivoluzionario marxista-leninista” e l’omonimo giornale.
Il gruppo crebbe velocemente, sino a contare un ragguardevole numero di militanti, giungendo negli anni ’70 a regolarsi con uno statuto definitivo e divenendo una delle organizzazioni extraparlamentari italiane più importanti di quegli anni, attiva soprattutto nel Lazio, nella Toscana e nell’Emilia.
Da sempre legato indissolubilmente alla sua Sardegna, nel 1972 Angelo Caria, appena laureatosi, lascia l’Italia e l’organizzazione nella quale fino ad allora aveva militato e torna a vivere nella sua città natale, Nuoro, lavorando come insegnante.
Interessatosi da sempre alla Questione Nazionale Sarda e fortemente condizionato dai fermenti politici indipendentisti che attraversarono l’isola negli anni Sessanta, prese coscienza che i lavoratori sardi oltre che subire la discriminazione di classe subivano anche quella in quanto appartenenti ad un popolo colonizzato ed unì il suo orientamento politico di matrice marxista a posizioni fortemente indipendentiste e anticolonialiste.
Diritti dell’individuo e diritti dei popoli, diventano nel suo pensare obiettivi di una unica lotta che senza stabilire priorità dia corpo ad un nuovo movimento capace di raccogliere il meglio del pensiero socialista e di quello sardista e proporre per il popolo sardo un modello sociale e di sviluppo diverso da quello coloniale e capitalista imposto dallo stato italiano.
Nasce così nel 1973 il giornale “Su Populu Sardu” di netta posizione anticolonialista e socialista, di li a breve l’omonimo movimento.
Oltre a Caria i fondatori furono, tra gli altri, Diego Corraine, Gianfranco Pintore, Mario Carboni, Lorenzo Palermo, Bore Ventroni, Marilena Denti ed Elisabetta Carboni.
Le maggiori battaglie intraprese in quegli anni e proseguite durante tutto l’arco della sua vita, nascono dalla necessità di affermare il diritto del popolo sardo all’autodeterminazione. A partire dall’imprescindibilità dell’esercizio di questo diritto per garantire un futuro al popolo sardo, intraprese un cammino che lo portò a concepire la lotta politica come lotta di liberazione nazionale dallo stato italiano, e all’interno di questa concezione si possono comprendere i vari fronti di lotta aperti da lui e dagli indipendentisti a lui contemporanei, ovvero la lotta di liberazione dal colonialismo linguistico, economico e sociale, dall’occupazione militare del territorio e dal modello di industrializzazione forzata e di rapina che in quel periodo veniva imposto in Sardegna dallo stato italiano grazie alla mediazione della “Borghesia compradora”, la classe sociale che, in Sardegna come in tutte le colonie, svolge la funzione di intermediaria del potere coloniale .
Nel 1976 a Mur de Bretagne, in Bretagna, Angelo fece parte della delegazione di su Popolu Sardu che sottoscrisse la Carta di Brest, nella quale, dopo un’approfondita analisi della forma coloniale che l’imperialismo assume nello sfruttamento della maggior parte delle nazioni senza stato europee, le organizzazioni della sinistra indipendentista dei popoli oppressi d’Europa si impegnavano a stabilire rapporti di solidarietà reciproca nella prospettiva della costruzione di un’Europa socialista formata da popoli liberi e indipendenti; Aderirono alla Carta, oltre a Su Populu Sardu, i partiti indipendentisti galeghi, bretoni, irlandesi, gallesi, baschi e catalani.
A partire da allora si intensificarono i rapporti tra gli indipendentisti sardi e gli indipendentisti di altri popoli oppressi, che furono in seguito particolarmente costanti con i movimenti catalani, baschi e soprattutto corsi.
Il movimento in quegli anni si sviluppò molto, diventando il più importante movimento della sinistra anticolonialista e indipendentista sarda, arrivando, verso la fine degli anni Settanta, ad avere un grande numero di militanti e ad essere presente non solo in tutta la in tutta la Sardegna ma ad avere sedi a Torino, Roma, Firenze e persino all’estero.
Sempre nel 1976 Su Popolu Sardu, insieme ai movimenti che si raccoglievano intorno ai giornali Natzione Sarda, Sa Sardigna, Sa Republica Sarda e Sardegna Europa, iniziò la raccolta delle firme per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela della lingua sarda e per il bilinguismo. I partiti italiani di destra e di sinistra furono quasi tutti avversi all’iniziativa, con posizioni che andavano dall’indifferenza all’aperta opposizione, anche con documenti ufficiali nel caso del Partito Comunista Italiano, dove la federazione nuorese diramò un documento con il quale invitava i segretari di sezione a ostacolare la raccolta delle firme.
Le firme necessarie furono raccolte e la proposta di legge arrivò in consiglio regionale, dove però non diventò mai una legge.
A tuttoggi , nonostante una legge regionale sia stata approvata in merito dal consiglio regionale nel 1996, il sardo non gode ancora di un reale status di parità con l’italiano, e in ciò i sardoparlanti, che rappresentano ancora la maggioranza della popolazione sarda, sono evidentemente discriminati.
Angelo inoltre, insieme ad altri militanti, in quel periodo fu animatore di una vivace e molto frequentata “scuola politica” di Su Popolu Sardu, nella quale si avvicinò all’anticolonialismo marxismo e si formò politicamente una generazione di giovani nuoresi.
Nel 1976 Angelo Caria si sposò con Antonia, che sarebbe rimasta la sua compagna fino alla morte e l’anno seguente nacque la prima figlia, Ines alla quale sono dedicate alcune poesie di questa raccolta.
Oltre che dalla sua passione per la politica e dalla sua famiglia, la sua vita era assorbita dall’amore viscerale per la sua terra, che girava in lungo e in largo in macchina, a piedi o in barca per scoprirne la natura, la storia e conoscere i mille problemi, le mille contraddizioni e le tante dolcezze di questo popolo.
Nel 1979 il Su Popolu Sardu partecipò alle elezioni regionali alleandosi con il Partito Sardo d’Azione e questo provocò forti scossoni interni che uniti a quelli provocati dal dibattito sulla necessità di strutturarsi in partito e dal confluimento di parte della direzione (tra gli altri Mario Carboni e Lorenzo Palermo) nel Partito Sardo d’Azione causarono lo scioglimento del movimento.
Nel 1982 in un Convegno a Nuoro alla Biblioteca Satta a cui parteciparono gli ex militanti di Su Populu Sardu e altri movimenti come Sa Repubblica Sarda, Sardigna Emigrada, Ajò e il gruppo “Sardinya i llibertat” di Alghero, venne fondato il partito “Sardigna e Libertade” che in quegli anni lottò anche contro la repressione a sostegno dei prigionieri politici indipendentisti accusati di eversione contro lo stato.
Nel 1984 nacque il “Partidu Indipendentista – Sotzialista Libertariu”, di cui Angelo fu segretario nazionale e Bainzu Piliu presidente. A seguito della rottura con Piliu, avvenuta poco dopo, il nome del partito cambiò in “Partidu Sardu Indipendentista” il quale continuò le stesse lotte dei precedenti movimenti indipendentisti, come la lotta per l’ufficializzazione della lingua sarda, contro l’occupazione militare del territorio e per la difesa dell’ambiente, contro la cementificazione delle coste e il passaggio delle petroliere nelle bocche di Bonifacio. Questa lotta in particolare fu portata avanti insieme agli indipendentisti corsi con manifestazioni a Santa Teresa e a Bonifacio e cortei di imbarcazioni.
Nel 1994, avendo intuito che la lotta di liberazione nazionale, per essere vincente, non solo deve fare leva su una forza dichiaratamente e prevalentemente indipendentista ma anche coinvolgere tutte le forze organiche alla nazione sarda, fondò con Bustianu Cumpostu ed altri il movimento indipendentista “Sardigna Natzione”, e lanciò il progetto della “ CASA COMUNE DEI SARDI” il cui scopo era quello di formare un unico fronte “sardista” , da contrapporre ai poli “italianisti”.
“Dovremmo avere il coraggio di stare nel gioco del mondo, di osservare l’enorme gamma di colori che compongono l’arcobaleno quando questo sorge dalle terre del pianeta, e non appiattarci sugli eterni grigiori delle arie metropolitane che sopprimono persino le acide pozzanghere romane e milanesi. Dovremmo avere il coraggio di ristornare di nuovo a casa per trovare le radici di una nuova e moderna prosperità. Da questa consapevolezza nasce la Casa Comune dei Sardi. Si tratta di superare inutili steccati per ricostruire l’unità del nostro popolo che il colonialismo ha disgregato. La nostra casa é il posto comune a tutti noi ma anche un luogo dello spirito che altri non hanno più. E’ la sede di una millenaria cultura dove trovare la forza di cambiare il presente.”
Nello stesso anno Sardigna Natzione si alleò per le elezioni con il PSd’Az e i Verdi ottenendo un discreto risultato elettorale e Angelo venne eletto come Consigliere Comunale di Nuoro.
Angelo Caria, emofilico, avendo contratto l’epatite C a causa di una trasfusione di sangue infetto, morì il 24 febbraio del 1996 all’età di 48 anni.
Sempre convinto che l’indipendenza non è solo l’obiettivo finale ma anche uno stato di dignità e di sovranità da costruire con le lotte di ogni giorno A. Caria si batté ; contro il modello di sviluppo coloniale dell’industrializzazione selvaggia, per l’ufficializzazione della lingua sarda, contro il passaggio delle petroliere nelle Bocche di Bonifacio, contro il monopolio navale della Tirrenia, contro la cementificazione delle coste, contro le servitù militari, contro la privatizzazione delle spiagge, contro la rapina delle risorse finanziarie sarde previste dallo statuto ( fu lui a parlare per la prima volta della “vertenza entrate”), per il diritto al lavoro ( organizzo una marcia che attraverso tutta la Sardegna), per il riconoscimento della nazionalità sarda e il conseguente diritto dei sardi ad esercitare la sovranità sulla loro terra.
La sua azione politica fu talmente incisiva che anche i partiti italianisti furono costretti ad adattare il loro fare politico e persino il loro linguaggio politico.
Le parole, sovranità, autodeterminazione, popolo sardo, nazione sarda, indipendenza, autogoverno, entrarono forzatamente nel vocabolario politico cancellando la concezione meridionalistica della questione sarda.
Il suo agire convinto e continuo fino al sacrificio della sua stessa salute, insieme ad altri indipendentisti, ha aperto le gabbie della autocommiserazione in cui la politica della cultura e dei partiti e sindacati italiani avevano chiuso i sardi ed ha restituito loro l’orgoglio delle proprie radici e del proprio essere sardi.
A. Caria ha tolto i “cespugli della memoria” , le categorie coloniali indotte, nel cervello dei sardi, ha fatto entrare aria fresca nella cappa di narcotico che costringeva i sardi a rifiutare la propria cultura, la propria lingua, i propri modelli economici e sociali e ne faceva un popolo senza storia e senza radici.
Anche nell’editoria l’azione di Angelo è stata sempre presente e legata all’informazione indipendente e di impronta indipendentista. Oltre ad aver scritto per SU POPULU SARDU, si devono a lui i giornali politici, LIBERTADE, CHIDAS ed il giornale di satira politica SU RAJU.
Con Angelo Caria si spezza definitivamente la connessione tricolore-PSd’Az e il sardismo, come in Simon Mossa, diventa pensiero universale di libertà e l’indipendentismo la forma più consapevole e decisa nel rivendicarla per la nazione sarda.
UN PADRE DELLA PATRIA SARDA, questo è stato Angelo. Altro spazio ed altro impegno sarà necessario per capirne la figura e conoscerne il pensiero.
ZURAMENTU DE SU PATRIOTA SARDU CARA A SA LOSA DE ANGELO CARIA
Zuro de servire una patria sola e una pannera sola, sa Patria Sarda e sa pannera de sos battor Moros. Zuro de sichire in sa luta pro chi sos Sardos siant soveranos in sa terra issoro.
A tie Anzelu Caria, Patriota Sardu, damus in manos custu zuramentu pro chi t’ acumpanzet in s’eternu e nde sies tutore e garante.